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venerdì 8 dicembre 2006

Recensione Critica

“Quale maggior solco, intagliato nell'anima
se non il sogno di un ruscello nel deserto,
oppure quello del volo in una gabbia.
da "Gabbie dentro altre gabbie”
di Elton Kalica

Anche l'artista produce sogni che esprimono talvolta cifre espressive
più intense della realtà stessa.
Anzi egli impersona il sogno per eccellenza, l'utopia appunto di un ruscello che sgorga fecondo nell' aridità della vita quotidiana che metaforicamente è una gabbia, un limite di confine dove tutti lottano per emergere contro ogni avversità. Attraverso questo territorio semantico vola tuttavia la fantasia umana che in questa occasione viene espressa da una giovane scultrice: Natascia Grazioli.
Ho avuto la possibilità e il piacere di seguire attentamente la recente evoluzione artistica di Natascia, apprezzando ne le doti umane, l'innata sensibilità e la notevole capacità creativa.
Nel corso del tempo, parallelamente all' affinamento tecnico, si è evidenziato ed è progressivamente maturato il suo concetto estetico che tiene conto degli insegnamenti dei maestri del passato come delle principali istanze culturali del nostro tempo.
Il linguaggio dell' artista, pur radicato nella nostra tradizione figurativa, si spinge oltre questi confini mentali ricercando soluzioni iconografiche anche prossime sovente all' astrazione.
Gli esiti formali sono interessanti soprattutto nelle opere più recenti dove la progettazione non è scontata e l'anatomia viene progressivamente interpretata e dissolta seguendo l'ispirazione del momento. Le forme sempre più libere e leggere non mostrano il peso della loro complessa elaborazione e ci comunicano spontaneamente delle emozioni.
Un'umanità eterogenea, spesso dolente, viene rappresentata attraverso una modellazione vigorosa, fatta di rapidi tratti e la sintesi strutturale è precisa ed attenta. È importante anche sottolineare l'uso efficace della policromia che conferisce alle forme un fascino particolare personalizzandole ulteriormente.
Il risultato finale, maturato con grande volontà, ha una sua precisa identità e per lei un significato esistenziale profondo. Le sculture sono equilibrate, piene di simbologie ed in esse vi è spesso una sorta di idea primaria, in embrione, di arte intesa nella sua valenza catartica svincolata quindi dai canoni estetici comuni,
capaci di elevarci oltre i limiti della materia, dell'umile creta.
È un' arte che non vuole imporsi, non mira ad abbacinare ma ad attrarre sottilmente l'osservatore verso l'universo dello spirito,
luogo privilegiato d'incontri e comunicazioni umane.
Andrea Jori