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giovedì 10 giugno 2010

Recensione Critica

La figurazione nelle opere di Natascia Grazioli diventa pura intuizione. Figure dai lineamenti non “comuni”. Realtà che traggono dal mistero la loro forza. Sculture che si fanno portatrici di valori taciti racchiusi nella mente dell’Artista. A caratterizzare le opere di Natascia Grazioli è una continua ricerca tesa ad esplorare realtà non ancora conosciute. La psiche si disgrega e vaga nei labirinti del “non noto”. Un lungo processo di sintesi mirata ad analizzare l’opera alienandola dal contesto comune e ricollocandola in un universo che trova in nuove realtà la sua essenza. Quello che l’Artista fa attraverso la materia lo definirei unico nel suo genere. Le sue figure nascondono dubbi amletici. Figure dai volti misteriosi e dai lineamenti oscuri. Il Significante che l’Artista vuole trasmettere va oltre la banalità della rappresentazione. L’astante deve cercare di leggere l’opera andando oltre la forma. Una cromia che si fa essenziale al fine di valorizzare il Significato dell’opera. Una cromia che quasi si annulla. L’alienazione cromatica ha il fine di riportare in scena quei valori e sentimenti “altri” che costituiscono il plus concettuale del quale l’Artista si fa portavoce. Un’Arte dunque che ha nell’eleganza aristocratica e nella dinamicità concettuale i suoi punti di partenza, fino ad arrivare ad un estremo processo in cui il linguaggio comunicativo diventa l’elemento principe.
Salvatore Russo